It is all a rhythm,
from the shutting
door, to the window
opening,
the seasons, the sun's
light, the moon,
the oceans, the
growing of things,
the mind in men
personal, recurring
in them again,
thinking the end
is not the end, the
time returning,
themselves dead but
someone else coming.
If in death I am dead,
then in life also
dying, dying...
And the women cry and die.
The little children
grown only to old men.
The grass dries,
the force goes.
But is met by another
returning, oh not mine,
not mine, and
in turn dies.
The rhythm which projects
from itself continuity
bending all to its force
from window to door,
from ceiling to floor,
light at the opening,
dark at the closing.
(The Rhythm, poem by Robert Creeley, from Words, 1967)
Tutto è ritmo,
dalla porta che si chiude,
alla finestra che si apre,
le stagioni, la luce del sole,
la luna, gli oceani,
la crescita di tutte le cose,
ricorrono ancora nella mente di ciascun uomo, pensando che la fine
non sia la fine, il tempo del ritorno, la loro stessa morte,
ma l'arrivo di qualcun altro
Se nella morte sono morto, allora anche nella vita sto morendo e morendo...
E le donne piangono e muoiono.
I bambini piccoli crescono fino a diventare vecchi uomini.
L'erba si secca, la forza svanisce
oh non il mio, non il mio,
che a sua volta muore.
Il ritmo che si proietta dalla sua persistenza, piega tutto alla sua forza
da finestra a porta,
dal soffitto al pavimento,
luce in apertura,
buio alla chiusura.
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