martedì 6 gennaio 2015

Karoo, di Steve Tesich: L'uomo del Millennio


Attraverso la cronaca di un divorzio, Steve Tesich dipinge in Karoo una società americana agonizzante. Un romanzo folle, profetico e geniale.

I grandi romanzi americani stanno al loro paese come un episodio di ER o Nip/Tuck sta al corpo umano: un viaggio selvaggio nei malfunzionamenti della clinica Stati Uniti. Don DeLillo con il suo Libra, William T. Vollmann con Riding Toward Everywhere, sono una mappa anatomica di una società che soffre di una miriade di mali.
Ora, a questa cartina, bisognerà aggiungere Karoo, romanzo postumo del drammaturgo e sceneggiatore Steve Tesich, pubblicato la prima volta nel 1998 e tradotto solo adesso.
La storia di Saul Karoo, script doctor per le situazioni disperate e mercenario di lusso dell'industria cinematografica, non è soltanto il ritratto al vetriolo di una Società dello Spettacolo asservita al mercato. Né Karoo può essere ridotto solamente ad una brillante variazione sulla missione di un cinquantenne che cerca di rimettere in ordine la propria vita. Al di là della cronaca di un esilarante, infinito divorzio con la moglie Dianah, oltre ai suoi patetici tentativi di riavvicinarsi a Bobby, figlio adottivo a lungo trascurato, Saul è soprattutto un caso clinico. Un uomo malato, sintomo di una società malata.
La malattia arriva al cuore della società: la famiglia. Karoo è una elegia grandiosa su una famiglia afflitta dal consumismo generale. Saul ricorda il momento esatto in cui alla coppia era stato dato l'assenso per l'adozione di Bobby: "Il giorno dopo [Dianah], per ben 23 ore, si lanciò in una folle razzia, uno shopping sfrenato; la porta si aprì e lei apparve, sopraffatta dai pacchetti per il bambino. Giocattoli. Vestiti. Coperte. Pannolini. Biberon. Animali di peluche troppo grandi per essere imbustati. "


Ma altri settori della società sembrano covare una degenerazione mortale. Prendete l'arte: il regno dei veri creatori è finito, è il tempo di dominio incontrastato per i rewriters come Saul. Una situazione mortifera come riconosce, non senza cinismo, lo stesso Karoo, e che conduce alla rovina le opere “rimaneggiate”. Prendete l'informazione: degli anni '90, Steve Tesich ha consegnato una diagnosi spietata: "come un tempo nei villaggi, i pettegolezzi erano ancora una volta la forma dominante di comunicazione”. L'informazione si svuota.
La malattia è fatale.
Prima vittima: l'identità di Saul. “Io sono un uomo aleatorio, che vive in un mondo casuale." annota con lucidità, firmando così il certificato di morte della propria individualità. Un altro moribondo catalogato da Saul è "l'uomo morale" in lui: la coscienza che gli avrebbe vietato di svolgere la sua "arte" su sceneggiature che non avevano bisogno di essere rielaborate, e che saranno così solo profanate. Ma questo "uomo morale" è debole, esangue ed incapace di farsi ascoltare.
Come in un attacco di febbre, le sue percezioni sono distorte e le vite dei pazienti in uno stato di confusione permanente.
Karoo è il romanzo dei paradossi, un romanzo dove verità e menzogna diventano indistinti. Anzi, non è più la verità, ma la menzogna a diventare universale: "Le mie bugie sono state il mio legame ultimo con i miei congeneri". Stessa confusione paradossale nel caso della privacy personale, che Saul ravvisa come uno spettacolo: "Il nostro tipo di intimità, - osserva a proposito di Dianah e lui - esigeva un pubblico".
Come se i confini tra vita privata e quella pubblica siano stati aboliti.
L'uomo del ventesimo secolo, è gravemente malato. Ma, per adesso, non soccomberà. L'ipotesi di Steve Tesich è più spaventosa: Saul e la sua gente annunciano l'avvento dell' "uomo del millennio". L'uomo del futuro in cui tutti i valori agonizzanti di Saul sono definitivamente disciolti. Questo uomo nuovo ha un nome: il "Nulla". Più di dieci anni dopo la pubblicazione del romanzo, nel nostro mondo attuale, falso e virtuale, bisogna riconoscere come Steve Tesich fosse un grande scrittore, ma anche un inspirato profeta.

(Traduzione di Luca Tanchis, dall'articolo originale di Damien Aubel su Transfuge Magazine)


Quando prega, Ulisse non prega più Dio, prega piuttosto che Dio resti in vita, perchè il nulla non abbia l'ultima parola.
Quel briciolo di fede che gli era rimasto, al quale si aggrappava con disperazione maniacale adesso è completamente scomparso. Non ne ha più bisogno, tanta o poca che sia.
Al suo posto c'è un amore naturale per tutto ciò che vive. Un amore privo di ogni movente.
Vede il Dio vivente affondare il suo vomere nel nulla e respingerlo con la creazione. Oltre alla nascita del tempo e dello spazio, Ulisse a volte vede, come una pioggia di scintille che si sprigionino da una fucina, una miriade di particelle subatomiche che scaturiscono dal nulla e lo avvolgono da tutti i lati. In quelle particelle, vede la flora e la fauna del mondo subatomico. Ognuna di esse è viva.
Ma non tutto è come immaginava Ulisse quando si era messo alla ricerca di Dio. Lui era sicuro che trovare Dio avrebbe dato una risposta ad ogni sua domanda. Invece no.
Le sue domande sul perchè abbia vissuto come ha vissuto sono rimaste senza risposta. Il grande “Perchè?” è ancora dentro di lui.
Come pure il grande dolore per i tanti crimini che ha commesso. Sperava che Dio avrebbe fatto sparire quel dolore una volta per tutte, ma adesso scopre che nulla è una volta per tutte. Scopre che non si può fare ammenda.
Per quanto Ulisse possa amare, e per quanto ami, adesso sa che neanche un istante di non amore potrà mai essere recuperato.
Mai.
E non può superare l'abisso che lo separa da Dio. Continua a navigare nello spazio e nel tempo creati, ma Dio Creatore è sempre davanti e ne crea sempre di più, e la distanza tra loro non potrà mai essere colmata.
E così Ulisse naviga, seguendo Dio senza alcuna speranza di poterlo mai raggiungere o di arrivare in un posto chiamato casa.
Non sa che rotta segua, ma sa che non è perso nell'universo.
Di tanto in tanto prega.
“Benedetta sia ogni creatura vivente. Padre, madre, fratelli, sorelle, figli della terra, benedette siano le vostre vite, poiché esse sono la gioia del mondo”.
E poi continua a navigare.

tratto da Karoo, di Steve Tesich. Adelphi, collana Fabula 2014 - Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra


Stojan Steve Tesich (Užice, 29 settembre 1942 – Sydney, 1º luglio 1996) è stato uno sceneggiatore, drammaturgo e scrittore jugoslavo naturalizzato statunitense. Ha vinto l'Oscar alla migliore sceneggiatura originale con All american boys e scritto la sceneggiatura per altri film come Il mondo secondo Garp e Four friends di Arthur Penn.

Steve Tesich al Letterman Show, 1982

lunedì 5 gennaio 2015

Protégées - Best Music 2014



MIGLIORI ALBUM 2014

  1. Roddy Frame - Seven Dials
  2. Hauschka - Abandoned City 
  3. Riccardo Sinigallia - Per tutti
  4. Teebs - Estara 
  5. Damon Albarn - Everyday Robots 
  6. Vashti Bunyan - Heartleap 
  7. Eno/Hyde - High Life 
  8. Caribou - Our Love 
  9. C'mon Tigre - C'mon Tigre 
  10. Meshell Ndegeocello - Comet, Come To Me 
  11. D'Angelo - Black Messiah 
  12. Vincent Peirani, Emile Parisien - Belle Époque 
  13. Majid Bekkas - Al Qantara 
  14. Mo Kolours - Mo Kolours 
  15. Paul White - Shaker Notes 
  16. Busta Rhymes, Q- Tip - The Abstract Dragon 
  17. Ben Howard - I Forget Where We Were 
  18. Shabazz Palaces - Lese Majesty 
  19. Chet Faker - Built on Glass 
  20. Sean Nicholas Savage - Bermuda Waterfall 
  21. Andy Stott - Faith In Strangers 
  22. SOHN - Tremors 
  23. Kendrick Lamar - The Art of Peer Pressure 
  24. Moodymann - Moodymann 
  25. Thievery Corporation - Saudade 
  26. Thom Yorke - Tomorrow's Modern Boxes 
  27. Tony Allen - Film of Life 
  28. Peter Broderick - (Colours of the Night) Satellite 
  29. Bryan Ferry - Avonmore 
  30. Wovenhand - Refractory Obdurate 
  31. Yelena Eckemoff - A Touch of Radiance 
  32. Owen Pallett - In Conflict 
  33. Exmag - Proportions 
  34. Franco Battiato, Pinaxa - Joe Patti's Experimental Group 
  35. Ghostface Killah - 36 Seasons 
  36. Gustavo Santaolalla - Camino 
  37. Beck - Morning Phase 
  38. Howie B. - Down With The Dawn 
  39. Joakim - Tropics Of Love 
  40. Artisti Vari - Master Mix Red Hot + Arthur Russell 
  41. The Juan Maclean - In A Dream 
  42. Spoon - They Want My Soul 
  43. Kindness - Otherness 
  44. Leonard Cohen - Popular Problems 
  45. Deptford Goth - Songs 
  46. Cliff Martinez - The Knick (Original Series Soundtrack) 
  47. Sasha Dobson - Into the Trees 
  48. Boozoo Bajou - 4 
  49. Paolo Conte - Snob 
  50. Deru - 1979

domenica 4 gennaio 2015

Vivienne Westwood : la nascita del Punk



La prima biografia autorizzata e scritta a 4 mani dalla stessa protagonista è uscita il 9 Ottobre scorso. Ripercorriamo la vita di un’icona che è riuscita a trasformare una moda di strada in una griffe internazionale.


Sex. Una parola banale, oggi, ma talmente incisiva quarant’anni fa, quand’era considerata persino rivoluzionaria. É quella utilizzata da Vivienne Westwood e Malcolm McLaren per battezzare il loro negozio, nell’Ottobre del 1974. L’insegna è formata dalle tre lettere in plastica rosa, al 430 di King’s Road, Londra, e tutta la storia del Punk, stilistica e musicale, è nata lì. 
Vivienne e Malcolm, che vivono insieme, sono lì da tre anni. Prima di adottare il nome definitivo per la loro boutique hanno esitato a lungo con altri: Let It Rock, Too Fast To Live, Too Young To Die. Erano arrivati tre anni prima, installandosi in un primo momento nel retro-bottega di un altro negozio, il Paradise Garage, specializzato in abiti retrò e pop. Malcolm vi si era ritrovato verso la fine dei suoi studi quando, mentre bighellonava in un mercatino delle pulci, uno dei gestori l’aveva avvicinato, incuriosito dai suoi pantaloni in lurex, materiale insolito per quell’inizio degli anni ’70. Era stata Vivienne a confezionarli e i due prendono rapidamente possesso del locale dal quale furono subito molto impressionati. A Malcolm ricorda il libro England’s Dreaming scritto dal giornalista Jon Savage, uno dei maggiori testimoni dell’epopea Punk: ”avevano un jukebox a tutto volume e pochissima luce, stavano immobili e avevano un’assoluta mancanza di classe. Ne fui elettrizzato perchè tutto ciò faceva tremendamente anni ‘50”. Una volta padroni dei luoghi, si mettono a vendere abiti di seconda mano, dischi rari (di cui Malcolm aveva una vasta collezione), riviste, etc. Passano il tempo ad ascoltare dei pezzi di Rock Garage sul vecchio jukebox, gruppi americani dal suono abrasivo ed elettrico: The Creations, The Troggs, Count Five, The Spades ed altri nello stesso filone sixties.

Malcolm e Vivienne a Londra nel 1975

Culturalmente, Malcolm e Vivienne si sentono vicini ai Teddy Boys, quei ragazzi degli anni ’50 che ascoltavano Rock e si vestivano con stile e disciplina, lungi dalla nonchalance degli Hippies che li hanno seguiti. La loro concezione si cristallizza però quando, delusi dai Teddy Boys che frequentavano la boutique, si rivolgono alla scena newyorkese e scoprono, nell’Agosto del 1973, un nuovo gruppo, i New York Dolls. Quest’ultimo sarà una delle loro principali fonti d’ispirazione stilistica. L’anno seguente il negozio viene ribattezzato Sex, nome che manterrà per due anni. I muri sono tappezzati di slogans, specialmente frasi estratte dallo “SCUM Manifesto”, pamphlet femminista scritto nel ’67 da Valerie Solanas, balzata successivamente agli onori della cronaca per aver sparato ad Andy Warhol. La maggior parte dei giovani che fanno parte dell’ambiente Rock e che successivamente migreranno al Punk frequentano il loro negozio, sia per lavorarci, sia per acquistare i loro vestiti. Oltre ad abiti di marche specializzate in feticismo e bondage, Malcolm e Vivienne presentano le loro proprie creazioni, dal gusto sulfureo. Vivienne confeziona abiti originali ispirati da quella stessa cultura, aggiungendoci un ulteriore pizzico di provocazione, sempre a matrice sessuale. Spesso, i suoi clienti si fanno fermare in strada dalle forze dell’ordine a causa delle sue creazioni, specialmenti quelli che sfoggiano la t-shirt Two Cowboys che mostra due ragazzi con un cappellaccio texano in testa, coi calzoni abbassati e i peni all’aria che si sfiorano. Stessa sorte per quelli che portano la maglia Cambridge Rapist che rappresentava l’effige mascherata di un violentatore seriale, protagonista delle cronache del 1975. Quello stesso anno anche il loro negozio riceve la visita della polizia.
All’epoca l’Inghilterra è a dir poco pudica e coloro che vogliono rivoluzionarne la cultura lo fanno soprattutto utilizzando la provocazione sessuale. Nell arte contemporanea, per esempio, il collettivo Coum Transmissions produce delle performances molto fisiche e organizza persino un’esposizione all’ICA (Institut of Contemporary Art) intitolata Prostitution: Una dei membri del gruppo, Cosey Fanni Tutti, è attrice e modella porno. Successivamente il collettivo si riciclerà nella musica col nome di Throbbing Gristle, un’espressione di slang che designa l’erezione.
É anche l’epoca del sistema D e di un motto che da allora spopola: “do it yourself!”. Sesso, provocazione e arte d’arrangiarsi: tutto ciò governa le idee di Vivienne Westwood in quel momento. I suoi capi vestono i primissimi punks che cominciano ad apparire per le strade di Londra, ad autoprodursi i primi 45 giri, affollano i nuovi negozi di dischi come il mitico Rough Trade che aprirà nel 1976, a Ladbroke Grove, nel quartiere di Portobello.



Vivienne innova in continuazione, recuperando vecchi vestiti, abiti degli anni ’50 e ’60, modificandoli, aggiungendovi nuovi slogans, spesso ispirati dai manifesti dei situazionisti francesi e dai graffiti del Maggio ’68. L’urgenza ma anche la violenza che emanano dalle loro creazioni trovano la loro migliore espressione nel gruppo che i due prendono sotto la loro ala protettrice, i Sex Pistols. Rivedere le immagini di quel gruppo permette di comprendere ciò che Vivienne ha immaginato: uno stile composto da vestiti e stivali recuperati, maglie strappate, pantaloni bucati.. il tutto rammendato con delle immagini di Karl Marx, slogans dell’autore Joe Orton, foto di cowboys seminudi, parole come “Anarchy”. Ma è l’armonia d’insieme che conta: la nuova linea tracciata dalla Westwood partorisce una silhouette tenue ma affilata, chiara, che non avvizisce e non si lascia andare all’indolenza. La rivoluzione è cominciata, a partire da un lavoro quasi improvvisato di osservazione delle vie della città Vivienne riesce a confezionare una moda inedita, di una forza rara. A proposito di quell’epoca, Jon Savage ha recentemente dichiarato: “il fascino del Punk, aldilà della musica, si spiega perchè era innanzitutto un movimento molto grafico e visuale, radicato nella moda e basato su performances individuali. Malcolm e Vivienne hanno messo a punto le idee che lo avrebbero fatto esplodere. La loro unicità era di creare della moda, vendere dei vestiti, che se volete sono gli oggetti più rappresentativi del consumismo, ma lo facevano iniettandovi delle idee radicali e provocatorie. C’è una magnifica foto dei Sex Pistols apparsa su Bravo Magazine: si vedono dei vestiti fatti a mano da Malcolm e Vivenne, i “zoot suits”, un vecchio maglione strappato, delle maglie dei Pink Floyd ma con l’aggiunta, accanto, della scritta “I Hate”. Questa moda è ovviamente in contatto diretto con la gioventù del suo tempo: “il Punk è stato un movimento di gioventù – aggiunge Savage – il Punk voleva che le cose fossero nuove, che niente fosse più come prima. Il Punk è stato una grande negazione dello status quo”.

Johnny Rotten, cantante dei Sex Pistols e Malcolm, manager del gruppo, Marzo ‘77

L’idea di non sottomettersi mai alle abitudini vigenti impregna talmente Malcolm e Vivienne che la boutique cambia continuamente di nome, fino ad adottarne uno definitivo solo nel 1980: World’s End. Questo nome diventerà poi quello di una linea d’abbigliamento della stessa Westwood che è tuttora proprietaria dell’indirizzo di King’s Road, dove nel 1981 presentò la sua prima sfilata. Nel 1983 Malcolm e Vivienne si separano. Per molti, è la fine del Punk. Vivienne continuerà a produrre capi, diventando la star della moda che tutti conosciamo. Nella Primavera del 2013 il Metropolitan Museum di New York consacra un’esposizione alla moda Punk. Le sue prime t-shirts sono oggi pezzi venduti alle aste di Christie’s o Sotheby’s. Inoltre, un cappello di sua creazione presentato nel 1984 ed oggi pezzo vintage ha recentemente fatto il giro del mondo grazie a quello che potrebbe essere considerato come il Malcolm McLaren odierno: il suo nome? Pharrel Williams.

1976, Steve Jones dei Sex Pistols, una cliente, Alan Jones, allora impiegato da Sex, la cantante Chrissie Hinde, Jordan, commessa e Vivienne Westwood


Traduzione di Carlo Ligas (articolo originale)