domenica 4 gennaio 2015

Vivienne Westwood : la nascita del Punk



La prima biografia autorizzata e scritta a 4 mani dalla stessa protagonista è uscita il 9 Ottobre scorso. Ripercorriamo la vita di un’icona che è riuscita a trasformare una moda di strada in una griffe internazionale.


Sex. Una parola banale, oggi, ma talmente incisiva quarant’anni fa, quand’era considerata persino rivoluzionaria. É quella utilizzata da Vivienne Westwood e Malcolm McLaren per battezzare il loro negozio, nell’Ottobre del 1974. L’insegna è formata dalle tre lettere in plastica rosa, al 430 di King’s Road, Londra, e tutta la storia del Punk, stilistica e musicale, è nata lì. 
Vivienne e Malcolm, che vivono insieme, sono lì da tre anni. Prima di adottare il nome definitivo per la loro boutique hanno esitato a lungo con altri: Let It Rock, Too Fast To Live, Too Young To Die. Erano arrivati tre anni prima, installandosi in un primo momento nel retro-bottega di un altro negozio, il Paradise Garage, specializzato in abiti retrò e pop. Malcolm vi si era ritrovato verso la fine dei suoi studi quando, mentre bighellonava in un mercatino delle pulci, uno dei gestori l’aveva avvicinato, incuriosito dai suoi pantaloni in lurex, materiale insolito per quell’inizio degli anni ’70. Era stata Vivienne a confezionarli e i due prendono rapidamente possesso del locale dal quale furono subito molto impressionati. A Malcolm ricorda il libro England’s Dreaming scritto dal giornalista Jon Savage, uno dei maggiori testimoni dell’epopea Punk: ”avevano un jukebox a tutto volume e pochissima luce, stavano immobili e avevano un’assoluta mancanza di classe. Ne fui elettrizzato perchè tutto ciò faceva tremendamente anni ‘50”. Una volta padroni dei luoghi, si mettono a vendere abiti di seconda mano, dischi rari (di cui Malcolm aveva una vasta collezione), riviste, etc. Passano il tempo ad ascoltare dei pezzi di Rock Garage sul vecchio jukebox, gruppi americani dal suono abrasivo ed elettrico: The Creations, The Troggs, Count Five, The Spades ed altri nello stesso filone sixties.

Malcolm e Vivienne a Londra nel 1975

Culturalmente, Malcolm e Vivienne si sentono vicini ai Teddy Boys, quei ragazzi degli anni ’50 che ascoltavano Rock e si vestivano con stile e disciplina, lungi dalla nonchalance degli Hippies che li hanno seguiti. La loro concezione si cristallizza però quando, delusi dai Teddy Boys che frequentavano la boutique, si rivolgono alla scena newyorkese e scoprono, nell’Agosto del 1973, un nuovo gruppo, i New York Dolls. Quest’ultimo sarà una delle loro principali fonti d’ispirazione stilistica. L’anno seguente il negozio viene ribattezzato Sex, nome che manterrà per due anni. I muri sono tappezzati di slogans, specialmente frasi estratte dallo “SCUM Manifesto”, pamphlet femminista scritto nel ’67 da Valerie Solanas, balzata successivamente agli onori della cronaca per aver sparato ad Andy Warhol. La maggior parte dei giovani che fanno parte dell’ambiente Rock e che successivamente migreranno al Punk frequentano il loro negozio, sia per lavorarci, sia per acquistare i loro vestiti. Oltre ad abiti di marche specializzate in feticismo e bondage, Malcolm e Vivienne presentano le loro proprie creazioni, dal gusto sulfureo. Vivienne confeziona abiti originali ispirati da quella stessa cultura, aggiungendoci un ulteriore pizzico di provocazione, sempre a matrice sessuale. Spesso, i suoi clienti si fanno fermare in strada dalle forze dell’ordine a causa delle sue creazioni, specialmenti quelli che sfoggiano la t-shirt Two Cowboys che mostra due ragazzi con un cappellaccio texano in testa, coi calzoni abbassati e i peni all’aria che si sfiorano. Stessa sorte per quelli che portano la maglia Cambridge Rapist che rappresentava l’effige mascherata di un violentatore seriale, protagonista delle cronache del 1975. Quello stesso anno anche il loro negozio riceve la visita della polizia.
All’epoca l’Inghilterra è a dir poco pudica e coloro che vogliono rivoluzionarne la cultura lo fanno soprattutto utilizzando la provocazione sessuale. Nell arte contemporanea, per esempio, il collettivo Coum Transmissions produce delle performances molto fisiche e organizza persino un’esposizione all’ICA (Institut of Contemporary Art) intitolata Prostitution: Una dei membri del gruppo, Cosey Fanni Tutti, è attrice e modella porno. Successivamente il collettivo si riciclerà nella musica col nome di Throbbing Gristle, un’espressione di slang che designa l’erezione.
É anche l’epoca del sistema D e di un motto che da allora spopola: “do it yourself!”. Sesso, provocazione e arte d’arrangiarsi: tutto ciò governa le idee di Vivienne Westwood in quel momento. I suoi capi vestono i primissimi punks che cominciano ad apparire per le strade di Londra, ad autoprodursi i primi 45 giri, affollano i nuovi negozi di dischi come il mitico Rough Trade che aprirà nel 1976, a Ladbroke Grove, nel quartiere di Portobello.



Vivienne innova in continuazione, recuperando vecchi vestiti, abiti degli anni ’50 e ’60, modificandoli, aggiungendovi nuovi slogans, spesso ispirati dai manifesti dei situazionisti francesi e dai graffiti del Maggio ’68. L’urgenza ma anche la violenza che emanano dalle loro creazioni trovano la loro migliore espressione nel gruppo che i due prendono sotto la loro ala protettrice, i Sex Pistols. Rivedere le immagini di quel gruppo permette di comprendere ciò che Vivienne ha immaginato: uno stile composto da vestiti e stivali recuperati, maglie strappate, pantaloni bucati.. il tutto rammendato con delle immagini di Karl Marx, slogans dell’autore Joe Orton, foto di cowboys seminudi, parole come “Anarchy”. Ma è l’armonia d’insieme che conta: la nuova linea tracciata dalla Westwood partorisce una silhouette tenue ma affilata, chiara, che non avvizisce e non si lascia andare all’indolenza. La rivoluzione è cominciata, a partire da un lavoro quasi improvvisato di osservazione delle vie della città Vivienne riesce a confezionare una moda inedita, di una forza rara. A proposito di quell’epoca, Jon Savage ha recentemente dichiarato: “il fascino del Punk, aldilà della musica, si spiega perchè era innanzitutto un movimento molto grafico e visuale, radicato nella moda e basato su performances individuali. Malcolm e Vivienne hanno messo a punto le idee che lo avrebbero fatto esplodere. La loro unicità era di creare della moda, vendere dei vestiti, che se volete sono gli oggetti più rappresentativi del consumismo, ma lo facevano iniettandovi delle idee radicali e provocatorie. C’è una magnifica foto dei Sex Pistols apparsa su Bravo Magazine: si vedono dei vestiti fatti a mano da Malcolm e Vivenne, i “zoot suits”, un vecchio maglione strappato, delle maglie dei Pink Floyd ma con l’aggiunta, accanto, della scritta “I Hate”. Questa moda è ovviamente in contatto diretto con la gioventù del suo tempo: “il Punk è stato un movimento di gioventù – aggiunge Savage – il Punk voleva che le cose fossero nuove, che niente fosse più come prima. Il Punk è stato una grande negazione dello status quo”.

Johnny Rotten, cantante dei Sex Pistols e Malcolm, manager del gruppo, Marzo ‘77

L’idea di non sottomettersi mai alle abitudini vigenti impregna talmente Malcolm e Vivienne che la boutique cambia continuamente di nome, fino ad adottarne uno definitivo solo nel 1980: World’s End. Questo nome diventerà poi quello di una linea d’abbigliamento della stessa Westwood che è tuttora proprietaria dell’indirizzo di King’s Road, dove nel 1981 presentò la sua prima sfilata. Nel 1983 Malcolm e Vivienne si separano. Per molti, è la fine del Punk. Vivienne continuerà a produrre capi, diventando la star della moda che tutti conosciamo. Nella Primavera del 2013 il Metropolitan Museum di New York consacra un’esposizione alla moda Punk. Le sue prime t-shirts sono oggi pezzi venduti alle aste di Christie’s o Sotheby’s. Inoltre, un cappello di sua creazione presentato nel 1984 ed oggi pezzo vintage ha recentemente fatto il giro del mondo grazie a quello che potrebbe essere considerato come il Malcolm McLaren odierno: il suo nome? Pharrel Williams.

1976, Steve Jones dei Sex Pistols, una cliente, Alan Jones, allora impiegato da Sex, la cantante Chrissie Hinde, Jordan, commessa e Vivienne Westwood


Traduzione di Carlo Ligas (articolo originale)

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