giovedì 8 febbraio 2018

Lebbeus Woods: il suo Manifesto come poesia


MANIFESTO (1993)

Architettura e guerra non sono incompatibili.
L'architettura è guerra. La guerra è architettura.

Io sono in guerra con il mio tempo, con la storia, con tutta l'autorità che risiede in forme fisse e spaventate.

Io sono uno dei milioni di persone che non si adattano, che non hanno una casa, nessuna famiglia, nessuna dottrina, né un luogo da chiamare Mio, nessun inizio o fine noti, nessun "sito sacro e primordiale".

Io dichiaro guerra a tutte le icone e le finalità, a tutte le storie che mi incatenano alla mia stessa falsità, alle mie pietose paure.

Conosco solo momenti, e le vite che sono come istanti e le forme che appaiono con forza infinita, quindi "si sciolgono nell'aria".

Sono un architetto, un costruttore di mondi, un sensuale che adora la carne, la melodia, una silhoutte contro il cielo che si oscura. Non posso conoscere il tuo nome. Né tu puoi conoscere il mio.

Domani inizieremo insieme la costruzione di una città.

Lebbeus Woods, 1993

(trad. Luca Tanchis)

🔵🔵🔵

Architecture and war are not incompatible.
Architecture is war.
War is architecture.

I am at war with my time, with history,
with all authority that resides in fixed and frightened forms.

I am one of millions who do not fit in,
who have no home, no family,
no doctrine, nor firm place to call my own,
no known beginning or end,
no ‘sacred and primoridal site’.

I declare war on all icons and finalities,
on all histories that would chain me with my own falseness,
my own pitiful fears.

I know only moments, and lifetimes that are as moments,
and forms that appear with infinite strength, then ‘melt into air’.

I am an architect, a constructor of worlds,
a sensualist who worships the flesh, the melody, a silhouette against the darkening sky.
I cannot know your name. Nor can you know mine.

Tomorrow, we begin together the construction of a city.


Lebbeus Woods  (Lansing, 1940 – New York, 30 ottobre 2012) è stato un architetto e artista statunitense

Carriera
Woods ha studiato architettura all'Università dell'Illinois e ingegneria presso la Purdue University. Dopo aver lavorato presso gli uffici di Eero Saarinen, dal 1976 si dedica esclusivamente a progetti teorici e sperimentali. Ha progettato edifici a Chengdu, Cina e L'Avana, Cuba.
È stato professore di Architettura presso la Cooper Union School of Architecture. Lebbeus è stato anche professore di Architettura Visionaria presso la European Graduate School di Saas-Fee in Vallese, Svizzera.

Filosofia
La maggior parte delle sue sperimentazioni riguardano il concetto dei sistemi in crisi: essendo l'ordine dell'esistente confrontato dall'ordine del nuovo. I suoi progetti sono pregni di messaggi politici e di visioni provocatorie di una possibile realtà; provvisoria, locale, e carica dell'investimento dei suoi creatori.

Ispirazioni cinematografiche
Woods citò in tribunale i produttori del film L'esercito delle 12 scimmie, in quanto una delle sue opere "Neomechanical Tower (Upper) Chamber", fu copiata per una scena del film. Woods vinse la causa e fu ricompensato con una non meglio definita "somma di sei cifre", permettendo al film di continuare ad essere distribuito. Nei titoli di coda si cita che la sua opera ha "ispirato" il set della stanza di interrogazione.
Inoltre Woods viene considerato quale "architetto concettuale"nel film Alien 3, ispirando la sequenza iniziale del film.
Nel film Manifesto, di Julian Rosefeldt, il suo Manifesto è l'epilogo dell'opera.

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