Da quando leggo giornali parigini, i quali emanano un profumo di potenza, sono una persona così distinta che non ricambio il saluto, e neanche me ne stupisco. Con «Le Temps» in mano mi trovo assai elegante. D'ora in poi non degnerò più di uno sguardo la brava gente. I giornali parigini sostituiscono per me il teatro. Nemmeno il ristorante più raffinato onoro ormai col mio piede, tanto sono diventato difficile. Per le mie labbra non passa più neanche un sorso di birra. Il mio orecchio approva ormai soltanto la melodia del francese. In passato amavo ardentemente una signora, una vera lady; oggi la trovo goffa nella misura in cui «Le Figaro» mi ha viziato. «Le Matin» non mi ha reso mezzo matto? Mentre i miei colleghi, nell'odierno tempo di crisi, si stancano a furia di scrivere, io, per merito dei miei giornali, sono imbaldanzito. Un viaggio a Parigi, che mi proponevo di fare, lo considero compiuto, ho imparato a conoscere la capitale della Francia attraverso la lettura. È piacevole essere in buona compagnia. E non ce n'è una migliore dei giornali dei vincitori. Il prodotto linguistico tedesco non trova più alcun favore presso di me. Ho disimparato a parlare tedesco; che sia in qualche modo dannoso?
(tratto da "La rosa", ADELPHI EDIZIONI, traduzione di Anna Bianco, 1992)