domenica 15 aprile 2012

La Talpa (Tinker Tailor Soldier Spy), di Tomas Alfredson (2011)


La Talpa (Tinker Tailor Soldier Spy) (2011)

Quando si inizia a sospettare che ai vertici dei servizi segreti inglesi ci sia un traditore, un finto amico che fa il gioco del nemico e che è assolutamente necessario smascherare il più in fretta possibile per la sicurezza della Gran Bretagna e dell’intero occidente, toccherà all’agente segreto George Smiley snidare la talpa. Nella sua pericolosa impresa Smiley non potrà fidarsi di nessuno.

Director: Tomas Alfredson
Story: John le Carré
Stars: Mark Strong, John Hurt, Gary Oldman, Colin Firth, Benedict Cumberbatch, Tom Hardy

Piccole, ma non insignificanti corrispondenze, lasciavano presagire un incontro artistico tra uno dei più interessanti registi apparsi negli ultimi anni, Tomas Alfredson, e i libri dello scrittore ed ex agente segreto del MI6, John Le Carrè. 
Innanzitutto un indizio di comunanza stilistica, un'impassibile sobrietà tragica che entrambi stendono, come un mantello stoico, sull'intera opera, e l'incidentale (?) somiglianza dell'incipit di un romanzo di John le Carré, 'The Looking Glass War' ('Lo specchio delle spie' in Italia) : "La neve copriva l'aeroporto, era venuta dal Nord, nella foschia, spinta dal vento notturno, odoroso di mare. Sarebbe rimasta tutto l'inverno, una polvere sottile, gelida, granulosa che non si scioglieva, era statica, come un anno senza stagioni." 
con quello del film che ha reso noto al mondo intero il regista svedese, 'Let the right one in' (Lasciami entrare) :


'La Talpa' non è solo un film di spionaggio acre e rassegnato, dalle atmosfere cineree rese perfettamente con una messa in scena assoluta, è anche e soprattutto un'indagine certosina sull'inconsistenza dei giochi dei grandi. L'ossessiva cura di prassi, codici, meccanismi, che diventa il fine e non più il mezzo per celare e trafugare fantomatici segreti. 
Il perseguimento di una vittoria incolore, insapore e senza nome, se non quello della vanità personale, pedissequamente all'amnesia totale di una causa (chi parla più di causa?). 
“Ci hanno adoperati...ci hanno truffati tutti perché era necessario.., In questo gioco esiste soltanto una legge... Che cosa credi che siano le spie? Santi, martiri, preti? Sono una squallida processione di idioti vanesi e di traditori, di omosessuali, sadici ubriaconi, di gente che gioca agli Indiani e Cowboys per rallegrare una vita squallida. Credi che se ne stiano a Londra, occupati a soppesare bene e male? […] Non credo in niente, neanche nella distruzione o nell’anarchia. Sono nauseato, nauseato di uccidere, ma non vedo che cosa posso fare di diverso: dappertutto è lo stesso, gente truffata e imbrogliata, vite intere sprecate, gente fucilata ed imprigionata, interi gruppi e classi di uomini cancellati senza ragione.”


Dal setaccio di una regia perfetta emerge lentamente l'oro della reale sostanza in gioco: vite non vissute realmente, o meglio come infiltrati in se stessi, talpe che si celano i segreti dei sentimenti, dissimulatori dei propri gusti sessuali. Osservatori, da dietro due fondi di bottiglia, dello spleen fatale di non sentirsi parte del mondo che scorre, forse con la malata ambizione di credersi "spia al servizio dell’Altissimo" come scrisse Kierkegaard.George Smiley è l'esatto contrario di James Bond, proprio come sono, culturalmente e stilisticamente, agli antipodi Fleming e Le Carrè. Il male, nei libri e film di 007, è una minaccia fisica, nel lavoro di Alfredson è invece una consapevolezza spirituale e un'impostura dialettica.
Proprio il personaggio interpretato da un sublime Gary Oldman, all'interno di una matassa intricata, è proprietario di un'epifania struggente; una ritorsione delle sue stesse parole, così centellinate e ambigue, ma mai abbastanza: anche solo una rarissima conversazione personale gli costa il tradimento della moglie. Per chi educhi la propria anima alla costante dissimulazione, non c'è segreto che pronunciato non porti dolore.

Voto: 8

Luca Tanchis

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