venerdì 14 settembre 2012

Collaborare con Carver, di Robert Altman


Raymond Carver trasformava in poesia le cose più prosaiche. 
Un critico ha scritto che «rivelava l’insolito celato dietro l’ordinario», ma sarebbe più esatto dire che catturava le meravigliose idiosincrasie del comportamento umano, le idiosincrasie che esistono nella casualità delle esperienze di vita. E il comportamento umano, così ricco di mistero e ispirazione, mi ha sempre affascinato. 
L’opera di Carver mi appare come un unico grande racconto: ogni sua storia ruota intorno a un avvenimento, qualcosa che accade alle persone provocando una svolta nelle loro vite. A volte toccano il fondo. A volte scampano per un soffio al disastro. Altre volte non gli resta che tirare avanti, scoprendo cose che non avrebbero voluto sapere l’uno dell’altro. I suoi racconti si basano prevalentemente su ciò che non viene detto, e sta al lettore riempire i vuoti, individuando sfumature e sottintesi. 
Nel comporre il mosaico del film America oggi, tratto dai nove racconti e dalla poesia «Limonata» raccolti in questo volume, ho cercato di fare la stessa cosa: offrire al pubblico uno sguardo. Ma il film potrebbe continuare per sempre, perché è come la vita — si può scoperchiare il tetto della casa dei Weather e vedere Stormy che fa a pezzi i mobili con una sega circolare, poi fare lo stesso con altre case, quella dei Kaiser, dei Wyman o degli Shepherd, e scoprire altri comportamenti.



Ci siamo presi delle libertà con il lavoro di Carver: i personaggi sono passati da una storia all’altra; sono stati creati dei collegamenti tra gli uni e gli altri; in alcuni casi i nomi sono stati cambiati. E anche se i puristi e i fan di Carver storceranno il naso, il film nasce da un lavoro serio di collaborazione con gli attori e con il mio cosceneggiatore Frank Barhydt sui testi di Carver raccolti in questo libro. 
Quando ho parlato del progetto del film con la poetessa Tess Gallagher, vedova di Ray, le ho spiegato che nel mio approccio non sarei stato fedele a Carver e che le storie sarebbero state smontate e rimontate. Lei ha istintivamente capito la mia idea e mi ha incoraggiato, dicendo che Ray era un ammiratore di Nashville, che gli piaceva l’impotenza dei personaggi e la loro capacità di cavarsela malgrado tutto. 
Inoltre Tess era consapevole che in ogni disciplina gli artisti devono utilizzare le tecniche e i metodi della propria arte. La trasposizione cinematografica di un testo letterario spesso segue percorsi imprevedibili. Lungo tutti gli anni di scrittura, progettazione e preparazione di America oggi, attraverso una miriade di accordi finanziari e di aggiustamenti, io e Tess abbiamo discusso molto e abbiamo mantenuto una corrispondenza stabile. La sua maniera di accogliere le notizie ha modificato il mio atteggiamento verso le cose, e ho avuto la sensazione di avere a che fare, per suo tramite, direttamente con Ray. Tess è stata un’importante collaboratrice del film.


Ho letto tutta l’opera di Carver, metabolizzandola a modo mio. 
Il film è costruito con parti del suo lavoro che modellano sezioni di scene e di personaggi al di fuori delle componenti più elementari delle creazioni di Ray – nuovo, ma non nuovo. Tess e Zoe Trainer, una madre e una figlia il cui rapporto è totalmente sfasato sul piano emotivo e che sono interpretate da Annie Ross e Lori Singer, hanno provveduto ai passaggi musicali nel film — il jazz di Annie e il violoncello di Lori. Sono personaggi che abbiamo inventato io e Frank Barhydt, ma Tess Gallagher li sentiva in armonia con i personaggi di Ray, come se fossero usciti dal suo racconto «Vitamine». 
Qualcuno potrebbe definire «fosca» la visione del mondo che aveva Raymond Carver, e probabilmente anche la mia. Eravamo accomunati da uno sguardo simile sulla natura arbitraria del fato nello schema delle cose — il bambino dei Finnegan investito da un’automobile in «Una cosa piccola ma buona»; lo sconvolgimento del matrimonio dei Kane, causato dal ritrovamento di un corpo durante una battuta di pesca in «Con tanta di quell’acqua a due passi da casa». 
Qualcuno vince la lotteria. Lo stesso giorno, la sorella di questa persona muore per un mattone cadutogli addosso da un palazzo, a Seattle. Questi due avvenimenti sono la stessa cosa. Si vince alla lotteria in entrambi i casi. Le probabilità che entrambi gli eventi si verifichino sono minime, eppure sono accaduti tutti e due. Qualcuno è stato ucciso e qualcuno è diventato ricco; è un identico movimento. 
Uno dei motivi per cui abbiamo spostato le ambientazioni dalla costa settentrionale del Pacifico alla California del Sud è che volevamo localizzare l’azione in un vasto ambiente suburbano nel quale gli incontri fra i personaggi avvenissero fortuitamente. Dietro questa scelta c’erano anche delle considerazioni logistiche, ma volevamo che i collegamenti tra i personaggi fossero accidentali. Lo sfondo è una Los Angeles poco conosciuta, che è anche il territorio di Carver non Hollywood o Beverly Hills ma Downey, Watts, Compton, Pomona, Glendale — i sobborghi d’America di cui si sente parlare alla radio durante il bollettino del traffico. 
Ci sono ventidue attori protagonisti nel cast — Anne Archer, Bruce Davison, Robert Downey Jr., Peter Gallagher, Buck Henry, Jennifer Jason Leigb, Jack Lemmon, Huey Lewis, Lyle Lovett, Andie MacDowell, Frances McDormand, Matthew Modine, Julianne Moore, Chris Penn, Tim Robbins, Annie Ross, Lori Singer, Madeleine Stowe, Lili Taylor, Lily Tomlin, Tom Waits e Fred Ward —e hanno portato nel film cose che non avrei mai immaginato, dandogli spessore e ricchezza. Parte di tutto questo devo attribuirlo alle fondamenta di America oggi: i racconti di Carver.


Solo tre o quattro di questi attori sono apparsi sempre insieme nel film, perché ogni settimana cominciavamo una storia nuova, con un’altra famiglia. Ma abbiamo dato al cast tutti i racconti originali, e molti hanno proseguito nella lettura dei libri di Ray. La prima famiglia che abbiamo filmato sono stati i Piggott, Earl e Doreen, interpretati da Tom Waits e Lily Tomlin, nel loro parcheggio di roulotte e da Johnnie Broiler, una tipica tavola calda californiana dove Doreen fa la cameriera. La loro interpretazione è stata così magnifica che ho pensato che mi avrebbe creato dei problemi, ma tutti gli attori si sono mantenuti a quel livello, andando oltre oppure affiancandosi alle mie aspettative, impadronendosi dei propri ruoli e modificandoli. 
I personaggi raccontano un sacco di storie nel film, narrano aneddoti e piccoli avvenimenti delle loro vite. Molti di questi sono racconti dì Carver, o parafrasi dei racconti di Carver, oppure sono ispirati a racconti di Carver, così abbiamo cercato di mantenerci il più possibile vicini al suo mondo, dato l’imperativo di collaborazione del film. 
Gli attori hanno pure capito che i particolari di cui parlano i personaggi di Carver non sono la cosa più importante. Gli elementi sembravano flessibili. Avrebbero potuto parlare di qualsiasi cosa. Questo non per dire che il linguaggio non sia importante, ma che il soggetto non deve necessariamente essere X, Y o Z. Può anche essere Q o P o H.


È l’identità dei personaggi a determinare le loro risposte a quanto viene detto. Non è ciò che dicono a far succedere una scena, ma il fatto che quei personaggi stiano recitando quella scena. Così, che stiano chiacchierando della preparazione di un panino al burro d’arachidi o dell’omicidio del vicino di casa, il contenuto dei discorsi non è importante quanto il modo in cui i personaggi sentono e agiscono nelle situazioni, il modo in cui si trasformano. 
Scrivere e girare un film sono entrambe forme di scoperta. Alla fine, il film è questo, i racconti sono questi, e si spera che l’interazione sia fruttuosa. Già mentre giravo America oggi, certe cose sono nate direttamente dalla mia sensibilità, che ha le sue caratteristiche, com’è giusto che sia. So che Ray Carver avrebbe capito che dovevo fare qualcosa che andasse oltre il semplice omaggio. Nel film accade qualcosa di nuovo, e forse è questa la forma più sincera di rispetto. 
Comunque, tutto è partito da qui. Ero un lettore che sfogliava queste pagine. Che si misurava addosso queste vite.


Robert Altman


(prefazione di America oggi, di Raymond Carver ed. Minimum Fax ottobre 2009 - traduzione di Ludovico Orsini Baroni)

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