La produzione musicale attuale vive al 95% di apparenza, al 4,99999% di sostanza. Ma questi sono giudizi. Con Gonzo i generi non servono perchè sono presi a calci. Gonzales non è da nessuna parte. È semplicemente su una sedia, forse anche con l'alito alcolico.
Stressato, piange e ride. Davanti a lui un piano. Beninteso, non compone, non nel senso intelletualistico e sistematico del termine. Semplicemente si apre. Così, dopo aver passato un decennio a produrre idee per dischi che vanno dal pop elettronico all'hip-hop, confezionando live performances eccentriche e guadagnandosi la fama di "schizzato", Gonzales stupisce tutti e rutta al mondo se stesso nudo a mezzo piano: Solo piano.
Non altro che 16 acquarelli. Il suono nitido del piano dal registro caldo, si sentono le meccaniche che lavorano: espediente voluto, perchè hanno sapore di marionetta e compongono intimamente le note stesse.
Non è possibile parlare di questo disco dall'esterno. Basta con le concretizzazioni. Ascoltatevelo, entrateci. Fatevi del bene, o del male. Concedetevi poco più di 35 minuti di 16 sussurri agrodolci, intimi come il tramonto quando lo guardate da soli, o se volete il tè fumante mentre fuori diluvia e la vita chiede spiegazioni.
In pillole: c'è un girare intorno al minore che crea una sospensione, quasi interrogativa, accresciuta dalla brevità dei brani. Gogol è la summa di tutto questo e apre le danze, mistica come una Gnossienne. Ma l'ironia appare già nel maggiore del tema centrale. E basta...non è possibile oggettivare oltre. Gogol, Dot, Armellodie, Gentle Threat (fatevi avvolgere dal calore dei suoi toni bassi, al buio possibilmente, non abbiate paura, chiudete gli occhi, è terapeutica), Salon Salloon, Basamati e One note at a time sono la carta da parati che al momento tappezza le mie serate.
Hanno tirato in ballo Satie come ispirazione. Gonzales non solo deve conoscerlo, ma lo vive, perchè genuinamente, non da falsario, produce degli shock emozionali intensissimi che rievocano l'autore delle Gymnopedies e delle Gnossiennes.
Ma questi shock non sono prestiti: sono suoi. Intimo, dolcissimo, a tratti di un'ironia spiazzante e anche teatrale, ma senza finzione. Non ci troverete solo una cosa: banalità. Fatevela voi la recensione.
Massimo "Mancio" Mancini
Chilly Gonzales, pseudonimo di Jason Charles Beck (Montréal, 20 marzo 1972), è un pianista canadese residente a Parigi.
Sebbene sia molto conosciuto per il suo primo album (MC ed elettronica), è anche pianista, produttore e cantautore. Collabora regolarmente con i musicisti canadesi Feist, Peaches e Mocky. Ha inoltre collaborato con Jamie Lidell nell'album Multiply e con Buck 65 nell'album Secret House Against the World.
Dopo esperienze musicali eterogenee, nel 2004 Gonzales rivela un nuovo volto, con un album interamente strumentale, Solo Piano. Acclamato dal pubblico e dalla critica, si ispira al lavoro del pianista Erik Satie. Rimane il disco più venduto di Gonzales.
È fratello del compositore Christophe Beck.