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sabato 22 dicembre 2012

Eyeglass prescription - Best Film 2011/2012


  1. TYRANNOSAUR Paddy Considine
  2. THE TREE OF LIFE Terrence Malick
  3. WARRIOR Gavin O'Connor
  4. BLUE VALENTINE Derek Cianfrance
  5. MELANCHOLIA Lars Von Trier
  6. MOONRISE KINGDOM Wes Anderson
  7. WE NEED TO TALK ABOUT KEVIN Lynne Ramsay
  8. TINKER TAILOR SOLDIER SPY Tomas Alfredson
  9. MONEYBALL Bennett Miller
  10. HOLY MOTORS Leos Carax
  11. TAKE SHELTER Jeff Nichols
  12. RESTLESS Gus Van Sant
  13. GEORGE HARRISON: LIVING IN THE MATERIAL WORLD Martin Scorsese
  14. BEGINNERS Mike Mills
  15. LA GUERRE EST DECLAREE  Valérie Donzelli
  16. TEMPTATION OF ST. TONY Veiko Õunpuu
  17. THE SKIN I LIVE IN Pedro Almodovar
  18. A SEPARATION Asghar Farhadi
  19. WIN WIN Tom McCarthy
  20. ANOTHER EARTH Mike Cahill
  21. HORS SATAN Bruno Dumont
  22. BEYOND THE BLACK RAINBOW Panos Cosmatos
  23. GUILTY OF ROMANCE Sion Sono
  24. COSMOPOLIS David Cronenberg
  25. THE FUTURE Miranda July
  26. I COLORI DELLA PASSIONE Lech Majewski 
  27. THE FORGIVINESS OF BLOOD Joshua Marston
  28. THE AVENGERS Joss Whedon
  29. FOOTNOTE Joseph Cedar
  30. MIRACOLO A LE HAVRE Aki Kurismaki
  31. MARGIN CALL J.C. Chandor 
  32. DETENTION Joseph Kahn
  33. FAUST Alexander Sokurov
  34. 21 JUMP STREET Phil Lord e Chris Miller
  35. DRIVE Nicolas Winding Refn
  36. HUGO CABRET Martin Scorsese
  37. WEEKEND Andrew Haigh
  38. PERFECT SENSE David Mackenzie
  39. OSLO, 31 AUGUST Joachim Trier
  40. EXTREMELY LOUD AND INCREDIBLY CLOSE Stephen Daldry
  41. MONSTERS Gareth Edwards
  42. END OF WATCH David Ayer
  43. L'ESTATE DI GIACOMO Alessandro Comodin
  44. THE DARK KNIGHT RISE Christopher Nolan
  45. THE GIRL WITH THE DRAGON TATTOO David Fincher
  46. POLISSE Maïwenn Le Besco
  47. HANNA Joe Wright
  48. THE WOMAN Lucky McKee
  49. J. EDGAR Clint Eastwood
  50. THE SUNSET LIMITED Tommy Lee Jones



venerdì 27 aprile 2012

Milk, di Gus Van Sant (2008)

La prima volta che ho sentito la parola "Hope" ero molto piccolo. Rimbalzava dagli schermi ai titoli dei giornali, erano gli anni del grande pugilato. Nei pesi massimi, dopo decenni di dominio nero, Gerry Cooney, gigante bianco irlandese, per tutti la "White Hope", affronta per il titolo mondiale il colosso d'ebano Larry Holmes. E perde. Nell'ultima opera di Gus Van Sant la parola "Hope" si ripete tante volte dalle labbra di Harvey Milk fino ad assumere i connotati di un mantra celato, il motivo conduttore che innesta nel film una grande e irreprensibile forza politica.
La storia avviene a San Francisco negli anni '70: le battaglie civili e l'attivismo politico delle minoranze gay di Harvey Milk. Primo Gay dichiarato a ricoprire una carica pubblica negli Stati Uniti e ucciso nel '78 a soli 48 anni. Il regista del Kentucky trova una misura molto accessibile tra la sperimentazione dell'ultimo periodo ("Gerry","Elephant","Last Days" e "Paranoid Park") e i suoi film dichiaratamente mainstream come "Will Hunting - Genio Ribelle" e "Scoprendo Forrest".
"Sono Harvey Milk e voglio reclutarvi tutti." dice il protagonista ad un certo punto, e Van Sant abbandona il suo viaggio quasi sensoriale fatto di visioni e inquadrature spalancate tra i belli e i dannati, le cowgirls, i losers e gli skaters, per prendere in mano il megafono (in piena ebbrezza Obama) e raccontare la storia sua e di Harvey Milk al pubblico più vasto possibile. Ritagliandosi due sole oasi di puro talento immaginifico nella scena in cui Cleve Jones (Emile "intothewild" Hirsch) chiama a raccolta gli amici da una cabina telefonica pubblica e in quella dell'omicidio di Harvey. Sean Penn si supera con una magnifica prova di mimetismo e se vogliamo anche di podismo, perchè soltanto un maratoneta può avere, in qualsiasi inquadratura del film, il fiato per non perdere un solo istante il suo personaggio, seguirlo come un'ombra e sparire senza essere visto al THE END. Ma come è piena di misura anche la prova di James Franco (l'amante di Milk) e di Josh Brolin (il consigliere di San Francisco avversario), ed è splendida protagonista San Francisco stessa che Van Sant ci restituisce piena di colore e di fermento, in linea con l'entusiasmo gay di quei giorni.
Una Cisco dai colori caldi, saturi e sensuali quanto era fredda, geometrica e chirurgica quella criminosa di "Zodiac" di David Fincher. "Sperare in un domani migliore...Io chiedo questo: che se dovesse esserci un omicidio, in cinque, in dieci, in cento, in mille siano a levarsi in piedi. Se una pallottola mi trapasserà il cervello che serva a distruggere ogni muro dietro a cui ci nascondiamo. Io chiedo che il movimento continui perchè non è questione di guadagno personale, non è questione di individualismo e non è questione di potere. E' questione dei "noi" là fuori...e non solo i gay, ma i neri, e gli asiatici, e gli anziani, e i disabili. I "noi". Senza la speranza i "noi" si arrendono. So che non si può vivere di sola speranza, ma senza la speranza la vita non vale la pena di essere vissuta e quindi tu, e tu, e tu...dovete dar loro la speranza, dovete dar loro la speranza." Così dice Harvey nell'ultima registrazione. Alla forma lineare del racconto Van Sant contrappone la sostanza di un messaggio coraggioso, non banale, necessario. Oggi più di ieri. Harvey Milk muore guardando il manifesto della sua amata "Tosca" di Puccini. Ma non muore disperato. La sua speranza adesso vive fuori campo, sulle strade, tra le minoranze gay, tra quelle dei neri, degli anziani, dei reietti. E vince.
Voto: 7
Luca Tanchis