Sul finire della visione di "The Spirit" mi è tornato in mente l’Amleto di Carmelo Bene che diceva: " Come mi annoio...come mi annoio superiormente...". Dopo il riuscito esperimento di "Sin City", Frank Miller si assume in completa solitudine la direzione dei lavori (in "Sin City" era co-regista e co-sceneggiatore con Robert Rodriguez), prende il fumetto di Will Eisner, riveste New York di bianco, nero e argento e gremisce la storia di donne bellissime (Scarlett Johansson, Eva Mendes, Sarah Paulson), ma non convince per niente. Una macchina produttiva con i denti di uno squalo, tutta molto bella e curata esteticamente, ma che difetta di pane, e il cinema, che nei paraggi di queste produzioni è sempre stato "food for the masses", senza pane è un tradimento. Trama semplicissima che prevede un certo Denny Colt/The Spirit (l'insipido Gabriel Match) che difende la sua amata città da ladri, criminali comuni, e dalla sua nemesi Ocktopus (Samuel L. Jackson che dai tempi di Pulp Fiction non azzecca un film). Successivamente Denny si invaghisce della meravigliosa Sand Saref (una Eva Mendes che in muta nera attillata merita sicuramente qualche fermo immagine) ma ovviamente rimane fedele al suo dovere di supereroe e alla sua vera donna: New York. Forse Miller ha peccato di autostima e lì dove interveniva la mano di un ottimo regista (Rodriguez più una spruzzata di Tarantino in "Sin City") o il salvagente di una grande storia epica (300), il suo apporto risaltava e precisava uno stile luminoso, un marchio artigianale lontano dall'essere sterile maniera come in quest'ultima opera: In "The Spirit" manca proprio lo spirito.
Voto: 4
Luca Tanchis
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