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martedì 27 agosto 2013

Arthur Rimbaud, la foto ritrovata

"Ritornerò, con membra d'acciaio, con la pelle scura, con lo sguardo furente: dalla mia maschera, mi giudicheranno di razza forte. Avrò dell'oro: sarò ozioso e brutale. Le donne son piene di cure per questi infermi feroci, che tornano dai paesi caldi. Sarò immischiato negli affari politici. Salvo."
(da 'Cattivo sangue', Arthur Rimbaud – Una stagione all’inferno, 1873)


Una vecchia foto inedita è stata scoperta in un mercatino dell’usato: quella di Arthur Rimbaud. 
Per la prima volta si vede chiaramente il volto del poeta in età adulta, in occasione del suo soggiorno all’ Hotel de l'Univers, a Aden, in Abissinia. Questa è la storia di una scoperta straordinaria.
Sedute a dei tavolini, sette persone sono in posa sulla scalinata dell’hotel de l'Univers a Aden, in Abissinia (oggi nello Yemen). _ Su questa foto della fine del XIX secolo, il primo uomo partendo da destra, teso in avanti, sguardo perso, assomiglia a Arthur Rimbaud. E’ ciò che pensano immediatamente Alban Caussé e Jaques Desse, due librai parigini, quando scoprono, in un mercatino dell’usato, questo pacchetto di vecchie foto di Aden. E’ successo 2 anni fa. “Si vedeva il viso, un tipo dagli occhi chiari che aveva l’aria di un extraterrestre in mezzo agli altri, un po’ come se fosse stato lì e contemporaneamente altrove”, racconta Jacques Desse. Nell’immagine, un tipo dagli occhi chiari e qualche parola scarabocchiata nel retro della foto finiscono per convincerli: “Hotel de l’Univers”… l’hotel nel quale Rimbaud ha soggiornato a Aden.


I due librai acquistano dunque tutte quelle vecchie immagini.
Dove? A che prezzo? Mistero. In merito a ciò, i due colleghi, che si definiscono loro stessi “cacciatori di tesori”, mantengono il segreto. Rimane da provare l’autenticità dell’imagine e confermare così la loro intuizione. Alban Caussé e Jacques Desse si rivolgono allora a Jean-Jacques Lefrère, biografo di Rimbaud e esperto incontestato. Autore anche di una corrispondenza postuma sul poeta che esce giovedì da Fayard. Jean-Jacques è subito convinto: si tratta dell’autore delle “Illuminazioni”. Il periodo, il contesto, i particolari, i personaggi corrispondono ai dettagli contenuti nelle lettere scritte all’epoca dal poeta. L’esperto confronta poi il ritratto di Rimbaud adolescente all’immagine ritrovata e nota numerose somiglianze. Queste ultime non lasciano alcun dubbio, scrive nell’articolo dedicato a questa straordinaria avventura nell’ultimo numero di Histories littéraires: “Ritroviamo la forma ovale del volto, la folta capigliatura che prende forma sulla fronte di una punta spostata un po’sulla destra”. Stesse somiglianze, secondo l’esperto, in “orecchie, naso e sopracciglia”. E’ una scoperta “straordinaria” racconta con entusiasmo François Desse e aggiunge: “è un po’ il collegamento che mancava tra la celebre foto del poeta diciassettenne di Etienne Carjat e i quattro autoritratti realizzati in condizioni molto poco favorevoli prima della sua morte nel 1891”.


Occhi azzurri in uno sguardo limpido. Questo anello mancante, questa famosa foto sarà presentata venerdì al Salon du Livre Ancien, contemporaneamente alla voluminosa “Corrispondenza postuma” di Jean-Jaques Lefrère. L’occasione per tutti di scoprire questo sguardo limpido che ha colpito coloro che hanno conosciuto Rimbaud, del quale il poeta Jean Richepin raccontava che aveva degli “occhi blu come non avevo mai visto: fastidiosi talmente erano chiari”. Centoventi anni dopo la sua morte, Rimbaud ci guarda dritto negli occhi.

Traduzione di Ilaria Cervone (Articolo originale)


"Un'apparizione maestosa, ineffabile: le sovrasta e le annulla tutte. Ecco "l'altro" Rimbaud. Il demiurgo spiega "il canto chiaro delle sciagure nuove", arreso alla forza di un avvenire che non conosce, non potrà mai conoscere. Potrà soltanto perdersi dentro quel flusso.
Nell'oscura preveggenza dell'avvenire quanti "altri" Rimbaud. Improbabili, falsi o falsificati. Frammenti di storie ferme al bivio dell'improbabile, dell'aleatorio, sempre sul punto di essere raccontate, per tentare di raffigurarne una: quella "vera", davvero imprendibile. Non si sa come siano nate, chi le abbia messe in moto, se quanto rievocano sia soltanto lo stravagante prodotto di una disposizione fantastica. " 
(tratto da "Rimbaud", Renato Minore, 1991 ed. Mondadori)

"Per delicatezza
ho perduto la mia vita"
(da 'Canzone della più alta torre', Arthur Rimbaud, Maggio 1872)