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lunedì 14 maggio 2012

Unisci i puntini - Elementi pop di storia # 04 Generation Kill, di David Simon


Elementi pop di storia # 04: Generation Kill, di David Simon, Ed Burns, Evan Wright

'Generation Kill' racconta le memorie irachene del giornalista del Rolling Stone Ewan Wright che, durante i primi mesi dell'invasione in Iraq nel 2003, ottenne il permesso di essere affiancato al primo battaglione di ricognizione dei marines. 
Tutta la serie è sceneggiata da David Simon e Ed Burns, autore di un capolavoro assoluto  dei serial tv come 'The Wire', e  anch'essa è prodotta dall'emittente televisiva HBO.
E' un racconto orizzontale, scarno ed essenziale. Come la fotografia desaturata, niente aderisce allo 'spettacolo' della guerra, sia la messa in scena degli eventi bellici che le reazioni emotive dei protagonisti sfiorano il minimalismo (tra gli attori un bravissimo Alexander Skarsgard, visto anche in 'Melancholia' di Von Trier).
Non c'è nessun eroe, il mattatore assoluto è una ricerca di senso continua, un girare a vuoto nell'angoscia che sfocia spesso in surreale comicità grazie alle mosse dell'apparato in comando, generali e ufficiali in carriera. 
Stupenda ed emblematica la puntata finale, la settima, che si chiude sulla musica di Johnny Cash, 'The man comes around'.

"Hear the trumpets, hear the pipers / One hundred million angels singing/ Multitudes are marching to the big kettledrum/ Voices calling and voices crying/ Some are born and some are dying/ It's Alpha and Omega's kingdom come".

Di tutti gli sforzi, di tutti i sacrifici e di tutte le assurdità perpetrate rimane solo un enorme senso di colpa e di inutilità, l'amarezza, il tarlo di non essere più la potenza che esporta giustizia.


Luca Tanchis

Unisci i puntini - Elementi pop di storia # 03 The Pacific, di Steven Spielberg


Elementi pop di storia #3: The Pacific, di Steven Spielberg, Tom Hanks, Gary Goetzman

'The Pacific' e 'Generation Kill', due serie televisive come uno studio bellico sulla volontà di onnipotenza espansionistica a stelle e strisce, ma anche due stili di narrazione nettamente differenti, metafora di una partenza ruggente e giustificabile a prima vista, e di un approdo svuotato da qualsivoglia urgenza democratica e morale.
The Pacific è una serie ambientata nel '42 che racconta la presa del Pacifico, dallo sbarco di Guadacanal (come 'The thin red line' di Malick) fino a Iwo Jima (teatro delle bandiere e delle lettere di Eastwood). Prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks, insieme al network HBO, non nasconde nulla della poetica spielberghiana, il mostruoso dispiegamento tecnico, l'esposizione spudorata dell'invincibilità americana con nemici schiacciati e uccisi come formiche (solo al nono episodio si intravede una rapida parvenza di umanizzazione dei giapponesi con una esplicita citazione di 'Full Metal Jacket'), la sacra famiglia statunitense che a casa aspetta e produce, come anello mitologico che tutto tiene. 
Anche il commento sonoro di Hans Zimmer è senza freni, un miele epico che cola quasi ininterrottamente per tutti i dieci episodi. Non è tanto il messaggio (che potrebbe anche interessare relativamente), ma è il linguaggio visivo senza ambiguità, tecnicamente irresistibile nel disseminare esaltazione verso simboli che sembrano sposare e giustificare politiche imperialiste piuttosto 'invasive'.
Un prodotto commerciale perfetto, si dirà, ma considerando Spielberg uno dei grandi del nostro tempo, viene da chiedersi quando mai si abbandonerà a un fare più libero, più vicino a A.I. - Intelligenza artificiale o L'impero del sole che a opere venate di committenze patriottiche o genetiche.


Luca Tanchis