Ricordate quel video un po' romanticheggiante su uno sfondo di pop sensuale che
fece fremere le giovani coppie dal cuore fragile? Ebbene, l’autore di quella
dolce melodia ritorna, tre anni dopo l’uscita del suo primo album, Taki 183. Scordatevi la sua straripante malinconia,
DyE ha accelerato i battiti. È un nuovo album fresco e frizzante. Si chiama Cocktail Citron.
Incontriamo l’autore.
Incontriamo l’autore.
Juan (Juan De Guillebon, ndt), perchè questo nome, DyE?
Ho pensato a lungo ad uno pseudonimo: cercavo qualcosa di elettrico, flashy
e grafico, un po' estatico, anche.
Dopo il tuo pezzo rivelazione, “Fantasy”, come vedevi il tuo futuro presso
Tigersushi (etichetta dell’autore, ndt)?
Mi ha dato molta più sicurezza. Dopo il successo del video la label mi ha
proposto di fare un nuovo disco per il quale abbiamo lavorato due anni in studio.
Ci sono state molte collaborazioni, per esempio con Egyptian Lover o Joakim,
che ha mixato alcuni brani. Avevo davvero voglia di coinvolgere gli amici per
creare questo disco e di uscire dallo stereotipo del tizio che fa tutti i suoi
brani da solo. Ho registrato delle linee di vera batteria, di chitarra, basso
elettrico e sintetizzatori. Ci si ritrovano voci differenti, è stato davvero un
piacere lavorare in questo modo.
Oggi il tuo nuovo album è pronto, cos’è cambiato rispetto a “Taki 183”? I tuoi
modi di fare, le tue influenze?
Il primo disco era molto malinconico, molto sperimentale e quasi al limite del suicidio (ride). Il secondo è nettamente più happy, è un disco a 123 BPM. Ho cacciato via certi demoni e mi sono
liberato dal peso dell’adoloscenza. Per quanto riguarda le mie influenze, mi
sono molto ispirato a certi gruppi degli anni 2000 come Miss Kittin & The
Hacher, Lo-Fi-Fnk, Mr Oizo o MGMT.
“Cocktail Citron” parla di incontri d’amore, c’è una ragione particolare?
Sì, il pezzo che dà il titolo all’album parla del mio incontro con Angie
David, che è una scrittrice con la quale attualmente condivido la mia vita. La voce
del pezzo è la sua, come il testo, del resto. Devo ammettere che è il mio pezzo
preferito! È la nostra "Melody Nelson", per questo brano ci siamo principalmente
ispirati ad artisti degli anni ’80 come Elli et Jacno o Etienne Daho.
La tua musica è stata definita “universale”. È davvero ciò che cherchi
mentre componi?
Non ci sono veri e propri compromessi di partenza: resto propositivo, se
riesco a coinvolgere delle persone allora tutto ha il suo senso. È l’idea della
Pop Art. Sono soprattutto i fans a spingerti al rinnovamento. Per due anni ho
ricevuto dei messaggi che mi chiedevano se fossi morto.. ti mette voglia di
far risplendere il tuo lavoro. Quando è uscito Fantasy mi son detto che che non
avesse funzionato avrei potuto tranquillamente smettere. La storia di questo
pezzo e il successo del video di Jéremie Perrin hanno fatto che non avessi
altra scelta se non quella di continuare.
Un altro clip da 47 milioni di visualizzazioni?
Magari di più!!
Intervista: http://watmmagazine.com
Traduzione: Carlo Ligas