Robert Lepage e Pedro Pires firmano la realizzazione di Triptyque, adattamento cinematografico di una delle «tre trilogie» che formavano l’opera Lipsynch del celebre regista che torna dietro la camera per la prima volta dopo “La face cachée de la lune” di dieci anni fa.
Che sia chiaro : malgrado non abbia realizzato lungometraggi da un decennio, Robert Lepage non ha mai perso il gusto del cinema.
“E’ solo che non volevo più lavorare nel contesto in cui si faceva cinema 10 anni fa” precisa. Non pensavo ci fossero altri modi di fare cinema, e la maniera in cui funzionava all’epoca, tramite finanziamenti, era talmente complesso, bisognava mettersi in ginocchio.. ho altro da fare, io!»
Ma colui che abbiamo visto alla regia di molteplici progetti teatrali – specialmente l’allestimento del Cirque du Soleil o di altri produzioni d’opera, per non parlare delle prossime, a Montréal, come lo spettacolo Pique et Cœur alla TOHU (teatro di Montréal, NDT) e Les aiguilles e l’opium al TNM – non ha mai perso il contatto con il mondo della settima arte, moltiplicando i cameo e le collaborazioni . E non è un caso se l’artista è stato molto presente durante la realizzazione di alcuni cortometraggi di Pedro Pires, che firma ora con lui la realizzazione di Triptyque.
«All’inizio, è stata mia sorella, Lynda Beaulieu – la produttrice di Triptyque – a chiedermi di cosa avessi bisogno per riprendere il cinema, ricorda Lepage. Ho stilato una lunga lista di condizioni dicendomi che non avrebbe mai funzionato e alla fine lei ha trovato il modo di strutturarlo e finanziarlo. Volevamo assolutamente lavorare con Pedro.»
«A teatro si parla molto per evocare delle situazioni mentre il cinema le mostra in maniera più efficace, più immediata. Non ho mai preteso di stravolgere l’arte cinematografica. Sono più un uomo di teatro. Lavorare con Pedro Pires mi ha permesso di cambiare la forma, di renderla più interessante, più aderente al contesto, più contemporanea.»
E’ stata la prima esperienza per Robert Lepage di codirezione di uno dei suoi lungometraggi ma malgrado ciò l’artista si è ritrovato in un terreno familiare : «A teatro, lavoro un po’ così, afferma. C’è il direttore d’orchestra e il regista. Hanno eguale importanza e il cantante deve dare ascolto a entrambi. Se si cerca di sconfinare nel territorio dell’altro le cose non funzionano. Il rispetto è reciproco. E’ necessario trovare dei punti forti ma anche accettare le proprie debolezze. Ci sono delle circostanze di fronte alle quali sono disarmato mentre per Pedro queste stesse sono naturali e fisiologiche.»
Ma Pires sottolinea che lui e Lepage hanno significativi punti in comune in materia artistica in generale e anche nel cinema. «Non ci dirigiamo in direzioni opposte, rimarca il cineasta. C’è un rispetto reciproco, una complementarietà nell’interesse per la realizzazione. Io ho i miei obiettivi, le mie inquadrature; Robert si occupa di ciò che concerne il testo e la drammaturgia. Una delle sue doti è di riuscire sempre a far trionfare il valore dell’idea.»
«Ciò che mi importa è l’opera, aggiunge Lepage. E’ così che lavoro a teatro. Si crea insieme: abbiamo tutti il nostro ego, delle convinzioni da difendere ma, a un certo punto, è l’opera a richiede qualcosa ed è quello che bisogna realizzare. All’inizio siamo tutti un po’ persi, il film non ha ancora forma e vogliamo far prevalere le nostre idee. Ciascuno ha le sue teorie. Poi arriva il momento in cui il film prende forma. E da quel momento bisogna seguire questo suo sviluppo.»
Trovare la propria voce
Lipsynch durava nove ore ed era in un certo senso composta da nove storie che si intrecciavano (una «trilogia di trilogie», riassume Robert Lepage). Per Triptyque, il regista ha scelto tre di questi personaggi, innanzi tutto per realizzarne dei cortometraggi che sono in seguito diventati il lungometraggio che uscirà la settimana prossima. Michelle (Lise Castonguay), libraia schizofrenica appena uscita dall’ospedale, punto di partenza del film; poi sua sorella, Marie (Frédérike Bédard), cantante che, operata di tumore al cervello, rimane momentaneamente priva di voce e soggetta a perdite di memoria; e Thomas (Hans Piesbergen), il fidanzato di Marie, che è stato prima di tutto il medico che l’ha operata quando attraversava un’importante crisi esistenziale. Le vicende di due originari del Quebec e di un Tedesco, che si intersecano e rimandano alla voce, alla parola, alla lingua.
«L’attenzione per la lingua è una prerogativa del Quebec ma in questo caso la politica non c’entra, non c’è un legame col tema della salvaguardia della lingua, precisa Lepage. L’identità è sempre una tematica importante in Quebec. I personaggi sono internazionali ma alle prese con delle questioni di identità.»
Allo stesso modo, la religione, molto presente nello sfondo, marca una differenza culturale tra i personaggi.
«Il rapporto con la religione di un abitante del Quebec è molto diverso rispetto a quello di un europeo. A un personaggio europeo riconduciamo soprattutto opere religiose, l’iconografia e oggetti da museo, sottolinea Lepage. In Québec – e siamo nel pieno del dibattito sulla laicità –, ci si sta appena liberando di una identità estremamente legata alla religione. Il rapporto dei personaggi con la spiritualità è dunque differente – per esempio, Thomas, che viene dal mondo della razionalità, è in crisi esistenziale, vive un vuoto spirituale enorme che cerca di colmare con l’alcool. Nelle mie opere c’è sempre un personaggio o due molto credenti o non credenti per niente, in ricerca spirituale.»
Traduzione di Ilaria Cervone (Articolo originale)
Robert Lepage (Québec, 12 dicembre 1957) è un attore teatrale, sceneggiatore, regista cinematografico e teatrale, oltre che direttore artistico e attore cinematografico canadese.
1995: Le Confessional
1997: Le Polygraphe1998: Nô
2000: Possible Worlds
2003: Far Side of the Moon
2013: Triptych
Pedro Pires è nato a Nantes, in Francia, nel 1969 da genitori portoghesi. E' cresciuto a Quebec. E' regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore e produttore.
1995: The Sound of the Carceri
2007: Danse Macabre
2010: Hope
2011: Totem
2013: Triptych
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