Nove racconti in cui le protagoniste sembrano figure sospese tra passato e futuro, in uno spazio atemporale e nello stesso tempo finito e reale. La scrittura della Munro solo apparentemente dai toni lievi e quasi dimessi, mette in luce microcosmi ordinati ed in perfetto equilibrio destinati a mutare e ad evolversi in tutt’altra direzione. Lo stile asettico, privo di sentimentalismo e denotato da sostanziale oggettività, affine al romanzo naturalista, può ricordare quello di Flaubert e soprattutto di Cechov; in particolare la Munro eredita l’amore per il minimalismo della trama, spesso povera di avvenimenti e incentrata principalmente sul momento epifanico e sul dettaglio rivelatore.
La descrizione di ambienti e protagonisti, inevitabilmente intrisi di normalità, finisce per straniare chi cerca una logica quadratura degli eventi e si trova trascinato in percorsi alternativi, frutto della naturale complessità dell’esistenza e dell’immaginario umano. Quando si pensa di aver compreso lo spirito di un personaggio, una battuta o un gesto qualsiasi stravolgono l’intuizione iniziale. Tutto si perde e prontamente si dissolve, vanificando ogni tentativo di restaurare l’equilibrio originario. L’aura di mistero, questa difficoltà di comprendere il vero senso della storia e dei personaggi, rappresentano il nucleo da cui scaturisce gran parte del fascino di questi racconti, quasi l’autrice dichiarasse apertamente di voler rendere controverso il rapporto col suo lettore. Sono volti, corpi, odori, piccoli particolari a scomporre la linearità degli eventi, stravolgere la prospettiva dei fatti, alterare un mondo quotidiano fatto di doveri, sottili menzogne e latenti dolori. Il ricordo, sottolineato dal sostenuto uso del flashback, si configura come elemento di rottura, avvenimenti passati secretati volontariamente in qualche remoto angolo della coscienza escono alla luce in tutta la loro essenza e imprimono una svolta effettiva alle esistenze.
La Munro non si dilunga in cornici o ampie introduzioni, i personaggi sono descritti con pochi tratti concisi e determinati, a parlare sono i fatti stessi, la forma asciutta e priva di inutili preamboli è nello stesso tempo elegante e non tralascia particolari essenziali. Il paesaggio e la natura del Midwest fanno da sfondo alle emozioni dei personaggi; ma se gli eventi sono tutti ambientati nel natìo Canada, molto più vaga e rarefatta è la collocazione temporale: oscillando fra ciò che è e ciò che è stato la Munro sembra piuttosto voler mostrare ricordi e sensazioni di vite realmente vissute con valenza universale, come universali sono le tematiche della vita familiare, di quella matrimoniale, delle relazioni amicali, della malattia e della morte.
Virginia Cassandra
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