LA LUCE
C’è, si direbbe, una luce che abita nelle cose, che i corpi irradiano in luogo di ricevere.
Quei monti che di qua scopro, balzati dalle regioni sottomarine con un impeto immane, sono certamente concreti di luce. Le loro fronti sono ingioiellate. La notte non può nulla sopra di loro.
Allorché il cielo, nelle primavere piovose, si ricopre, le acque paiono più lucide. Il mare s’illumina, le onde gonfie e ferme compongono praterie iridescenti e sterminate, e pare che qualchecosa le agiti internamente come la nostalgia di fiorire.
Venere è forse la personificazione della bella che viene dalle acque.
Di sera i laghi sembrano specchi gelidi, che il vento sfiora e appanna come un fiato, incastonati, non si sa come, nella cornice arabescata e difficile delle loro sponde montane.
Le luminose isole di verde che sorgono, a quell’ora, dal fondo bruno del mare, soltanto la lastra trasparente d’un finto acquario le potrebbe imitare.
Quei monti che di qua scopro, balzati dalle regioni sottomarine con un impeto immane, sono certamente concreti di luce. Le loro fronti sono ingioiellate. La notte non può nulla sopra di loro.
Allorché il cielo, nelle primavere piovose, si ricopre, le acque paiono più lucide. Il mare s’illumina, le onde gonfie e ferme compongono praterie iridescenti e sterminate, e pare che qualchecosa le agiti internamente come la nostalgia di fiorire.
Venere è forse la personificazione della bella che viene dalle acque.
Di sera i laghi sembrano specchi gelidi, che il vento sfiora e appanna come un fiato, incastonati, non si sa come, nella cornice arabescata e difficile delle loro sponde montane.
Le luminose isole di verde che sorgono, a quell’ora, dal fondo bruno del mare, soltanto la lastra trasparente d’un finto acquario le potrebbe imitare.
Tratto da Prologhi. Viaggi. Favole - Viaggi nel tempo (1916-17)
I Meridiani Mondadori 1981
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